Luca Bravi e il Porrajmos, il genocidio di Rom e Sinti

Luca Bravi e il Porrajmos, il genocidio di Rom e Sinti

 

Porrajmos

Porrajmos non un termine molto noto, anche tra coloro che sono pi attenti al dovere della memoria. Eppure una delle parole del genocidio.

Un altro modo per ritornare all’orrore dei lager, per provare a evocare ci che davvero successo.

Il termine traducibile come “grande divoramento” – con cui Rom e Sinti indicano lo sterminio del loro popolo sotto il nazismo.

Ricordare che cosa stato il Porrajmos aggiungere un altro pezzo di memoria necessaria.

Magari interrogandosi anche sui tanti ritardi e amnesie che certo non hanno aiutato una piena consapevolezza di questi eventi.

Prof. Luca Bravi

Ne parliamo con Luca Bravi, ricercatore e docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Firenze.

Autore di numerose pubblicazioni relative alla storia dei rom e dei sinti in Europa.

Relatore alla Camera dei Deputati in occasione del primo riconoscimento a livello nazionale della persecuzione dei rom e dei sinti in Italia durante il fascismo.

Insomma, uno dei pochi studiosi italiani che si sono occupati in maniera approfondita e sistematica del Porrajmos.

Intervista a Luca Bravi

Porrajmos: perché finora se n’ parlato troppo poco?

La causa del silenzio da individuare soprattutto nei medesimi stereotipi di stampo razziale che si sono conservati con una linearità agghiacciante dall’immediato dopoguerra e fino a oggi in riferimento a quelli che continuiamo a chiamare “gli zingari”.

Quest’ultimo un termine offensivo coniato per indicare un gruppo che consideriamo in toto composto da soggetti ladri, asociali e nomadi, perciò “geneticamente” (ma oggi si dice “culturalmente”) pericolosi.

Gli stereotipi attivi determinano la tenuta a distanza di queste persone e la distanza provoca l’assenza di spazio e di disponibilità per la ricostruzione storica e soprattutto per la testimonianza.

Non ci potrà essere testimonianza storica finché non si attiverà una reale inclusione a livello sociale.

Ecco perché il Porrajmos parla di memoria storica, ma ha bisogno di costruire spazi d’inclusione nel presente; ed ecco perché il Porrajmos uno dei temi caldi rispetto alla costruzione di un tempo “post-Auschwitz”.

Qualcosa cambiato negli ultimi tempi, sia dal punto di vista della ricerca storia che della consapevolezza diffusa?

A livello internazionale cambiato molto: oggi il Porrajmos riconosciuto come persecuzione e sterminio avvenuto per motivazioni razziali, esattamente come la Shoah ebraica.

Se questo riconoscimento avvenuto lo si deve soprattutto a importanti testimonianze di ebrei e oppositori politici che hanno raccontato la persecuzione subita da rom e sinti anche e non solo nel campo di Auschwitz-Birkenau.

Queste testimonianze, insieme ai documenti rintracciati e studiati, hanno permesso di far sorgere a Berlino un Memoriale dedicato alle vittime del Porrajmos di fronte al Reichstag tedesco, a poca distanza dal memoriale ebraico.

Credo che questa prossimità sia il simbolo più importante della direzione inclusiva che deve prendere la politica della memoria in ogni nazione.

La consapevolezza diffusa invece ancora latita, soprattutto in Italia, dove non si pone ancora la necessaria attenzione.

Il Porrajmos non tuttora neppure menzionato all’interno della legge che ha istituito il “Giorno della Memoria”.

Tuttavia anche da noi la ricerca storica ripartita.

Oggi abbiamo due strumenti multimediali all’avanguardia rispetto al resto d’Europa:

un museo virtuale (www.porrajmos.it) che ripercorre il Porrajmos in Italia tramite i documenti e la voce dei testimoni diretti e il portale www.romsintimemory.it che narra le vicende dello sterminio nazista.

Ci sono responsabilità specifiche italiane, così come per la Shoah?

L’Italia fascista stata un ingranaggio del sistema di persecuzione e deportazione di rom e sinti e quindi del Porrajmos.

Questo attraverso almeno quattro fasi specifiche con un intervento sempre più radicalizzato:

– l’allontanamento e il rimpatrio dei cosiddetti “zingari” (anche quelli di cittadinanza italiana);

– la pulizia etnica nelle zone di frontiera rispetto alla presenza di soggetti rom e sinti (con il confino obbligatorio in Sardegna);

– l’arresto e l’invio in “campi di concentramento riservati a zingari” sorti sul territorio italiano ad esempio ad Agnone (Molise) (www.porrajmos.it ripercorre le vicende a riguardo);

– la deportazione verso i lager oltre confine.

Quanto serve recuperare questa memoria per combattere il pregiudizio oggi?

La memoria del Porrajmos serve se diventa la scintilla per avvicinarsi oggi ai rom e ai sinti presenti nelle nostre città e scoprire che non sono quei “mostri” che la maggior parte delle persone immagina.

Per scoprire, per esempio, che più della metà di rom e sinti nella nostra nazione sono di cittadinanza italiana e di antico insediamento.

Sul Treno della Memoria della Regione Toscana gli studenti e i professori avranno anche quest’opportunità:

scoprire che le vicende di deportazione studiate hanno toccato anche le famiglie di rom e sinti che sono loro concittadini da tempo, ma che a causa del pregiudizio diffuso non stato costruito uno spazio che permetta il racconto della storia e la costruzione di una memoria sociale.

Basta un solo dato a chiarire definitivamente la linearità dell’esclusione e dell’odio tra passato e presente: durante il nazismo e il fascismo, i cosiddetti “zingari” furono perseguitati e sterminati perché indicati come portatori della “tara ereditaria” (dunque razziale) dell'”istinto al nomadismo”.

Oggi la maggior parte degli italiani crede ancora che rom e sinti siano “nomadi”; non vero, non lo sono mai stati.

Approfondire questo dato di fatto, magari a scuola, magari entrando in contatto con i rappresentanti rom e sinti delle associazioni presenti in Italia, apre un mondo e fa crollare il castello di carta del pregiudizio.

Conoscere il Porrajmos può rappresentare quel soffio di vento in grado di scompigliare le carte e farci tornare a riflettere sul significato presente del fare storia e memoria.

Approfondimenti

Per approfondire in rete la tematica del Porrajmos:

Luca Bravi, Porrajmos in Italia, Libri di Emil, Bologna, 2013

Scarica qui l’ebook del libro

www.porrajmos.it

www.romsintimemory.it

Clicca qui per andare all’articolo originale su sito web Toscana Notizie

Vai alla nostra pagina Casa e Cittadinanza