Roma. Quali prospettive dopo la chiusura dei campi rom?

Roma. Quali prospettive dopo la chiusura dei campi rom?

A Roma tra il 2019 e il 2021 sono stati chiusi cinque campi rom, come annunciato nel 2017 dall’ex sindaca Raggi. Coerentemente con gli obiettivi della Strategia Nazionale per l’Inclusione di rom sinti e caminanti, il progetto prevedeva una serie di azioni volte al “superamento dei campi rom”. Una delle idee di base era la responsabilizzazione di chi viveva nei campi. Si intendeva prendere le distanze da un approccio assistenzialistico che si riteneva avesse contribuito a marginalizzare ancora di più la popolazione rom. In quest’ottica era stato presentato alle famiglie un documento, chiamato “Patto di Responsabilità Solidale”. Si chiedeva ai residenti di impegnarsi nella ricerca di casa e lavoro, attraverso tirocini e altro, assicurando per due anni un aiuto economico per l’affitto e un sostegno nella ricerca del lavoro.

In realtà molte famiglie, in generale quelle che versavano in condizioni più precarie, hanno avuto problemi a firmare il patto. Si sono così trovate escluse da qualsiasi forma di aiuto. Inoltre, senza il monitoraggio che era stato inizialmente previsto, molti nuclei familiari allo scadere dei due anni  sono stati lasciati nell’impossibilità di provvedere in autonomia a un affitto.

Il risultato della chiusura di questi campi, a distanza di qualche anno dall’inizio dei progetto, è in realtà la nascita di nuovi insediamenti, campi informali e nuove occupazioni.

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